Digital Humanities è un campo di studi che nasce dall’integrazione di procedure computazionali e sistemi multimediali nelle discipline umanistiche, relativamente in particolare alla rappresentazione dei dati, alla formalizzazione delle fasi di ricerca e alle tecniche di diffusione dei risultati. I campi d’applicazione dell’informatica umanistica coinvolgono gli studi di linguistica, filologia, letteratura, storia, archeologia, storia delle arti figurative, musicologia, interazione uomo-macchina, biblioteconomia e il settore della didattica”.

Ne parliamo oggi con Jacopo Bonetto, Direttore del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova.

Alcune università si stanno attrezzando sia nel campo delle digital humanities che delle digital cultural heritage. La sensazione, tuttavia, è che esista ancora una certa distanza tra conoscenza e l’applicazione della stessa nel mondo del lavoro. Che ne pensi a riguardo e come si posiziona in questo l’Università di Padova?

L’Università di Padova da tempo è apertissima verso il territorio. Gli ultimi 3 anni la sperimentazione tecnologica applicata ai beni culturali ha potuto rivitalizzare mondi come quello del turismo culturale che rappresenta uno dei più grandi bacini professionali per le generazioni future. Digital humanities e digital cultural heritage applicati nei grandi musei e nei siti archeologici aiutano a sviluppare tutto il mondo del lavoro legato al turismo.

Spesso la cultura viene collegata esclusivamente al mondo artistico. Pensi che l’applicazione delle digital humanities possa, ad esempio, sensibilizzare il recupero dei patrimoni industriali come materiale culturale dal quale attingere per interpretare il futuro? Potresti farci degli esempi?

Il nostro mondo spesso rimanda all’arte, ma è solo una parte del nostro patrimonio storico. Noi ci rivolgiamo anche ai grandi capitani d’industria, le grandi aziende che hanno costruito la storia rinascimentale, moderna e contemporanea del nostro territorio per far capire a chi vive nel territorio quali sono le loro radici. Penso che la storia della cultura d’impresa sia una parte essenziale verso l’analisi di chi siamo e del nostro passato.

Come vedi, il campus sta avviandosi velocemente a cominciare le sue attività. Che ne pensi e come presumi che il Campus possa dare una risposta al mondo del lavoro e a quello accademico?

Il campus è un’occasione straordinaria, sia per il territorio che per l’Università. E’ un ponte eccezionale tra la didattica universitaria e il territorio in cui si trova. L’Università ha risorse eccezionali e inespresse perché il numero di giovani che produciamo con lauree e  dottorati di ricerca non riesco purtroppo a trovare sfogo nel mondo del lavoro. il campus è l’ingranaggio esterno che unirà il mondo della conoscenza con il territorio.